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L’AI non distruggerà il 90% dei lavori

Di recente, un noto esperto di coding ha dichiarato (o pare abbia dichiarato perché qui non si sa mai come certi giornalisti o pseudo pubblicisti riportino poi le notizie per fare audience) che l’AI distruggerà il 90% dei lavori (di cui già oggi, a suo dire, il 50% dei lavori d’ufficio sono inutili). Da un anno a questa parte non si sente altro! Che barba mi vien da dire, ma vogliamo essere costruttivi invece che cercare il sensazionismo e parlare di come formare e formarci su quello che la AI è e cosa sa fare? A mio avviso, l’ennesimo titolone da scoop giornalistico per far girare la notizia sui social, ma questo clamore non serve a nulla. L’AI non cancella il 90% dei lavori, ma sostituisce determinati task, cosa ben diversa direi. È per questo che dobbiamo ripensare e riflettere sul nostro lavoro come un insieme di processi. Dobbiamo capire, sperimentare e verificare quali di questi task possono essere fatti dall’AI. Tutto qua o anche no, perché per farlo:

  1. Dobbiamo uscire dalla logica AI = ChatGPT
  2. Dobbiamo anche uscire dalla logica “chiedo all’oracolo e questo risponde”
  3. Dobbiamo diventare davvero curiosi e andare a fondo delle cose, a fondo per davvero.
AI non distruggerà il 90% dei lavori

Tutto questo costa un pochino di fatica, ma diciamocelo, se stiamo diventando pigri non è per colpa di ChatGPT e nemmeno delle nuove funzionalità di calcolo di Apple, come l’introduzione di Math Notes con iPadOS 18 e la Apple Intelligence. Ho letto infatti anche una marea di commenti su un post della serie “ecco adesso smettiamo di pensare”, ma a chi commenta in questo modo mi vien da rispondere “ecco, sei TU che VUOI smettere di pensare, tutto qua”.

Neal Stephenson ha detto: “Il mondo è pieno di cose più potenti di noi. Ma se sai come saltare a bordo, puoi arrivare ovunque.” Condivido pienamente questo pensiero. Non sono il 50% dei lavori d’ufficio che oggi sono già inutili, ma forse il 50% dei task di quei lavori potrebbero essere fatti in modo più efficace con l’AI. E quel 50% del tempo risparmiato, l’essere umano lo potrebbe dedicare a fare ciò che la macchina non sa fare: gestire un reclamo con un cliente, prendere decisioni, risolvere problemi, verificare con il proprio pensiero critico che quello che l’AI sta facendo sia corretto, ecc.

Prendiamo un esempio pratico: ci sono molti programmi di AI che controllano il tuo CV e ti dicono cosa migliorare e qualcuno mi ha anche chiesto cosa ne penso dei CV generati attraverso questi programmi. Ma avete verificato se sanno raccontare la vostra storia? Certo, possono aiutarvi, ma poi quel benedetto curriculum lo dovete rivedere voi. Potete chiedere a ChatGPT di renderlo più conciso, ma ha colto la vostra essenza? La AI ancora non può farvi da coach aiutandovi a riflettere sulla storia che volete raccontare. Forse HER sì (avete visto il film? Adorabile lei e solleva davvero molti spunti di riflessione sul gemello digitale, ad esempio…), ma oggi ChatGPT, Resumeio o Jobscan non possono farlo, non raccontano la vostra storia. Possono mettere insieme tutte le vostre esperienze, metterle in ordine, darvi suggerimenti su quello che manca per una posizione simile a quella che state cercando e possono fare un confronto sulle parole chiave di un ATS, ma il CV deve rimanere il vostro, unico come un’impronta digitale!

Per questo ci sono Career Coach bravi e alcuni meno bravi, ma questa è un’altra storia. Potete farlo anche da soli, ma il punto è: non fate fare tutto all’AI! Vi aiuta, ma non si sostituisce a voi. Questo vale anche per i lavori: dobbiamo rivedere i processi. L’intelligenza non rimpiazza le persone, le loro capacità, la loro creatività, ma le esalta e le aumenta, se sappiamo usarla. È un po’ come usare coltello e forchetta: potete cercare di tagliare la carne con la forchetta, ma se sapete usare il coltello forse vi gusterete meglio la bistecca!

A proposito… avete letto il mio articolo sull’esperimento di Alice? Dopo averlo letto, fate lo stesso esperimento e magari prendete qualche test di logica e chiedete a ChatGPT di risolverlo. L’AI (ancora) non ragiona. Se l’AI distrugge il 50% dei lavori in ufficio come afferma qualche guru del tech o qualche giornalista, è perché per quei lavori non serve il ragionamento e quindi sono lavori da “scimmietta”.

Se il lavoro della scimmietta non vi ha stufato e continuate a farlo senza aggiornarvi e senza riflettere sul vostro processo, allora forse state aspettando la pensione o sperate che qualcun altro pensi per voi. Ma se non vogliamo sperare nel fato allora meglio fare un pensierino su dove possiamo dare un valore aggiunto come umano pensante. La AI non distrugge posti di lavoro, ma per avere un vantaggio competitivo, dobbiamo rivedere i processi e non è una cosa alla quale deve pensare il nostro AD, il nostro CEO o CIO, ma deve partire da ogni singolo.

Il potenziale dell’intelligenza artificiale nella trasformazione del lavoro è immenso e pone una sfida crescente. Le aziende sono a un bivio rispetto alla AI, che definirei come l’insieme di sistemi che estendono le capacità umane attraverso percezione, comprensione, azione e apprendimento. Alcune aziende vedranno modesti miglioramenti di produttività a breve termine, mentre altre raggiungeranno risultati straordinari e diventeranno leader di mercato.

Cosa distingue le aziende leader? Quelle che rimarranno mediocri vedono i processi come lineari, sequenziali, standardizzati e misurabili. Queste aziende stanno ancora discutendo tra COO e CIO come ottimizzare i processi e rischiano di rimanere indietro. Ma quelle che capiscono come funziona, reinventeranno i processi secondo le logiche della Co-Intelligenza umano-macchina. Le aziende non possono aspettarsi benefici dalla collaborazione uomo-macchina se prima non creano un ambiente adeguato.

Non stiamo parlando solo di Operations, ma anche di HR, sales, marketing, R&D. Quindi, come manager, dobbiamo capire quali delle nostre attività devono essere svolte da noi e come implementare l’AI per farle al meglio.

Siamo quindi arrivati alla chiave per comprendere l’impatto che l’AI ha davvero sui nostri lavori e quindi davvero vogliamo cavalcare ancora questa onda ormai di grandi proclami dove verremo spazzati via o vogliamo fare qualcosa per saltare a bordo. Parliamo di Co-Intelligenza perché questo modello di simbiosi tra macchina e uomo sta sbloccando la terza ondata di trasformazione industriale. La prima ondata è stata quella della Ford per capirci con le catene di montaggio, la seconda ha riguardato i processi computerizzati, iniziata negli anni settanta e negli anni ’90 parlavamo di business process reengineering basato sui processi dell’IT, mentre adesso la terza ondata riguarda quella dei processi adattivi e questa epoca, basata sulle prime due, sarà ancora più impattante perché esige che i processi vengano reinventati e non disegnati, reinventati secondo le logiche di umano e Co-Intelligenza o se meglio ci piace, umano e macchina.

Una premessa importante è che le aziende non possono aspettarsi nessun beneficio da questa collaborazione uomo-macchina se prima non predispongono un ambiente adeguato. Quelle aziende che usano le macchine solo per distruggere il posto di lavoro, per rifarmi al titolone sensazionalistico, e soppiantare i propri impiegati magari di quel famoso 50%, finiranno ben presto per arenarsi, laddove invece quelle che saranno in grado di ripensare ai processi in modo adattivo per far sì che la AI vada ad integrare il fattore umano diventeranno leader di settore. E non parliamo solo di Operations, ma anche di HR, sales, marketing, R&D, etc.: tutte le funzioni aziendali ne sono coinvolte.

Quindi il tema rimane questo: farci guidare come manager dall’ondata dell’ “Oddio adesso cosa succede…” oppure lavorare perché le aziende per le quali lavoriamo, o se siamo imprenditori, le nostre aziende, e creare l’ambiente giusto partendo dai processi. Tutti intorno ad un tavolo perché non è un tema che riguarda solo il CEO e il suo CIO e perché da soli non possono fare nulla. 

E quindi…. Stay as human in the loop and invite the AI to your table, always!

Post LinkedIn:

Di questi titoloni sensazionalistici che prevedono la catastrofe non se ne può più. Guardiamo piuttosto alle cose come stanno.

🌟 L’AI non distruggerà il 90% dei lavori 🌟

🔹 L’AI non cancella posti di lavoro, ma può sostituire task ripetitivi e automatizzabili. Se il tuo lavoro è fatto solo di questi task, è il momento di riflettere. 🤔

🔹 Le aziende che sanno rivedere i processi in un’ottica adattiva, non lineare, saranno quelle che diventeranno leader di mercato. Dobbiamo integrare l’AI come una forma di Co-Intelligenza, che potenzia le nostre capacità e ci permette di migliorare. 🚀

🔹 La vera sfida è comprendere e sfruttare appieno il potenziale dell’AI, rimanendo sempre nel loop e collaborando con la tecnologia per migliorare il nostro lavoro e il nostro valore. 🌐

Stay in the loop and invite the AI to your table, always!

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