Ricordate i giorni in cui i blog erano di moda? Era come se tutti volessero essere Carrie Bradshaw, a scribacchiare le proprie osservazioni sul mondo, sulla vita e sull’amore in un blog semipubblico.
Eravamo come dei pionieri digitali, a mettere in mostra le nostre vite in un modo che prima era riservato alle celebrità. Eravamo lì, nudi e crudi, a cercare di capire chi eravamo realmente attraverso le nostre parole digitale.
Ma adesso, quello che era un tempo un audace esperimento di auto-riflessione pubblica è diventato qualcosa di molto più ampio e complesso. Non più solo parole su uno schermo, ma intere identità digitali. Non più solo noi stessi, ma i nostri gemelli digitali. E no, non parlo di quei “inquietanti” omini verdi del The Sims, anche se a volte la somiglianza è davvero impressionante.
Mi riferisco al concetto di “gemello digitale”, una rappresentazione digitale di noi stessi che non è solo una copia esatta, ma una versione migliorata e amplificata. Pensate a un avatar di un videogioco, ma con molto più stile e senza la necessità di combattere contro draghi o alieni (a meno che non sia proprio quello che vi piace fare).
Il bello del gemello digitale è che non è un’entità alienante, ma piuttosto un’estensione di noi stessi. Non è un’ombra oscura nel cyberspazio, ma un riflesso brillante e luminoso. Non è un surrogato, ma un compagno. E sicuramente non è irreale. È semplicemente una versione digitale amplificata di noi stessi.
E cosa fa questo gemello digitale, chiederete? Beh, potrebbe fare qualsiasi cosa, dal rappresentarci in una conferenza virtuale, al prenderci appuntamenti, all’aiutarci a imparare e insegnare in modi nuovi e innovativi. Potrebbe anche cambiarci il modo di pensare, proprio come ha fatto la tecnologia wireless e ancor prima di essa l’alfabeto (una sbirciatina a Kerckhove vi aprirà nuovi orizzonti in tal senso).
E, proprio come ho scritto nel mio libro del 2019 (Nemmeno gli struzzi lo fanno più. Vivere bene con l’Intelligenza Artificiale – lo trovate su Amazon), non ha senso mettere la testa sotto la sabbia e ignorare questa realtà. Perché, indovinate un po’, nemmeno gli struzzi lo fanno più! Quindi, invece di chiudere gli occhi di fronte a questa realtà in evoluzione, dovremmo abbracciarla. Dovremmo cercare di capire come possiamo sfruttare al meglio i nostri gemelli digitali per migliorare la nostra vita, il nostro lavoro e il nostro apprendimento.
Alla fine, la nostra identità digitale non è qualcosa di cui aver paura, ma qualcosa da celebrare. È un modo per esprimere noi stessi, per connetterci con gli altri e per influenzare il mondo in modi che non avremmo mai pensato possibili. È un modo per esplorare nuovi mondi, per sperimentare nuove idee e per imparare in modi che non avremmo mai immaginato.
Non è fantascienza, è la realtà. E questa realtà è in continua evoluzione. Che lo vogliamo o no, i gemelli digitali stanno diventando sempre più parte integrante della nostra vita quotidiana. Ma invece di temere questa evoluzione, dovremmo accoglierla. Dovremmo vedere i nostri gemelli digitali non come minacce, ma come opportunità.
Sì, ci saranno sfide lungo il cammino. Dobbiamo ancora capire come gestire al meglio questi nuovi strumenti, come mantenerli sicuri e come garantire che non diventino strumenti di manipolazione o di controllo. Ma queste sfide non devono spaventarci, devono stimolarci a pensare in modo più creativo, a imparare di più, a diventare più consapevoli di noi stessi e del mondo digitale in cui viviamo.
In effetti, il gemello digitale è l’epitome della nostra evoluzione come esseri umani nel mondo digitale. Non è una minaccia alla nostra identità, ma un’estensione di essa. Non è un alieno, ma un amico. Non è un nemico, ma un alleato. Non è un intruso, ma un compagno.
Dunque, se avete paura dei vostri gemelli digitali, vi invito a fare un passo indietro e a guardare la situazione da una prospettiva diversa. Non guardate il vostro gemello digitale come un estraneo, ma come un’estensione di voi stessi. Non lo vedete come un rivale, ma come un compagno. E soprattutto, non guardatelo come un ostacolo, ma come un’opportunità.
Perché, come ho detto prima, il contrario di reale non è virtuale, ma irreale. E il gemello digitale non è irreale. È semplicemente un’altra faccia della realtà, un’altra parte di noi stessi. E invece di ignorare questa parte di noi, dovremmo abbracciarla, esplorarla e utilizzarla per migliorare noi stessi e il mondo attorno a noi.
Ecco perché, nel nostro viaggio verso l’era digitale, non dobbiamo temere i nostri gemelli digitali. Dobbiamo accoglierli, abbracciarli e utilizzarli per costruire un futuro migliore per noi tutti. E, soprattutto, dobbiamo ricordarci che, non importa quanto avanzata diventi la tecnologia, siamo sempre noi a guidare il viaggio.
E’ arrivato il momento di prendere il controllo del nostro viaggio digitale. Non chiudiamo gli occhi di fronte alla realtà, ma apriamoli e guardiamo il futuro con curiosità e ottimismo. Perché il futuro è qui, e il nostro gemello digitale è pronto ad accompagnarci in questo emozionante viaggio.