Sto insegnando in università un corso su AI Leadership: Human + Machine. È un viaggio che tocca temi tecnici come l’intelligenza artificiale, ma che mette al centro qualcosa di più grande: i valori umani e il pensiero critico. Non insegno solo a capire come funziona la tecnologia, ma a riflettere su come usarla per costruire il mondo che vogliamo. Nel mio libro, “Nemmeno gli struzzi lo fanno più. Vivere bene con l’intelligenza artificiale”, ho scritto che “l’intelligenza artificiale è solo uno strumento, ma non un destino.” Questo concetto rimane il cuore del messaggio che voglio trasmettere ai miei studenti. Noi, come Generazione X e Y, siamo stati i pionieri di questa rivoluzione, ma la Gen Z sarà la vera protagonista. Sarà loro il compito di decidere come usare questa tecnologia e quali valori metterci dentro.

Tecnologia e umanità: due gambe per il futuro
Nel libro sottolineo che la tecnologia non può decidere al posto nostro. Mi piace spiegare questo concetto con una metafora che uso spesso con i miei studenti: la tecnologia e l’intelligenza emotiva sono come due gambe. La gamba artificiale è potente e robusta, ma senza la gamba biologica – la nostra umanità – rischiamo di cadere. È facile delegare tutto alla tecnologia, ma senza pensiero critico ed etica, perdiamo il controllo.
L’AI ci sfida su due fronti: ci aiuta a fare di più, ma ci spinge anche a fare meno, rischiando di ridurre il nostro coinvolgimento. Viviamo un paradosso: siamo al tempo stesso più potenti e più fragili. Sta a noi decidere quale lato alimentare. Marianne Wolf, autrice di Reader, Come Home, mette in guardia dal rischio di abbandonare la lettura profonda, quella che ci permette di riflettere con lentezza e connessione. È una riflessione che trovo urgente per la Gen Z: capire che non dobbiamo essere solo reattivi, ma riflessivi.
Socrate e l’AI: una riflessione filosofica
Nel libro parlo della responsabilità umana nell’uso dell’AI. Se penso a Socrate e alla sua maieutica, immagino che oggi ci inviterebbe a interrogarci così:
- “Questa tecnologia ci avvicina alla nostra essenza umana o ci allontana?”
- “Stiamo usando l’AI per risolvere problemi reali o per creare distrazioni inutili?”
Socrate non accettava risposte superficiali, e credo che lo stesso approccio sia fondamentale quando parliamo di tecnologia. Non dobbiamo accettare passivamente l’innovazione, ma sfidarla con domande profonde. Solo così possiamo scegliere in che direzione guidare il progresso.
Il ruolo della Gen Z: etica, innovazione e visione
L’etica non è un limite all’innovazione, ma il suo più grande alleato. È un messaggio che voglio far arrivare ai miei studenti: l’intelligenza artificiale non è né buona né cattiva. È uno strumento neutro, e sta a noi decidere come usarla. Questo è il loro compito: guidare la tecnologia con etica e visione strategica.
Quando penso alla Gen Z, vedo un enorme potenziale. Saranno loro a rispondere a domande che la mia generazione ha solo iniziato a porsi:
- Come usare l’AI per personalizzare senza invadere la privacy?
- Come bilanciare automazione e lavoro umano?
- Come costruire aziende che siano innovative, ma anche inclusive e sostenibili?
L’AI deve essere un partner, non un padrone. Questo richiede pensiero critico, ma soprattutto consapevolezza. La Gen Z non è solo la generazione che erediterà la tecnologia: è quella che deciderà come questa influenzerà le generazioni future.
Un salto verso l’umanità
Nel libro “dello struzzo”, come qualcuno lo ricorda per la sua copertina blu dallo struzzo che strizza l’occhiolino, c’è una frase che sento ancora oggi come una missione: “Il futuro non è scritto dalla tecnologia, ma da chi la usa.” La Gen Z ha la responsabilità di costruire un mondo che non sia solo tecnologicamente avanzato, ma profondamente umano. Noi, come Generazione X e Y, possiamo dare loro gli strumenti. Ma la rotta, la visione, il coraggio di decidere da che parte andare, saranno i loro.