Sarà la componente empatica, sarà la determinazione, o forse il saper vedere oltre lo stereotipo di “dover dimostrare sempre di essere i più forti”. Lavorare con una donna al comando può rivoluzionare la cultura aziendale e il modo in cui viviamo il lavoro. Esperienza personale, da Direttrice del Personale con due CEO donne. Bettina Wuerth e Laura de Toni. Due esperienze che mi hanno fatto capire quanto ci sia ancora da imparare su leadership e gender gap.

La mia esperienza personale
La prima volta che una CEO donna mi ha offerto un lavoro ero al settimo mese di gravidanza. Di solito, chi assume è preoccupato dai “problemi” che una futura mamma potrebbe portarsi dietro (metti mai che la produttività cali?). Eppure lei, in modo molto schietto, mi disse: “Sei incinta, mica sei malata!” Una frase che vale più di mille “politically correct” rassicuranti. Era un invito a dimostrare sul campo che le competenze contano più di tutto il resto.
La seconda volta, la mia retribuzione è stata un gesto dirompente. Avevo avanzato una richiesta che, confrontata con i colleghi uomini, era piuttosto contenuta. Forse temevo di non meritare di più. Invece, la mia CEO mi ha risposto: “Perché le donne chiedono sempre meno?” E senza troppa retorica, ha superato la cifra che le avevo proposto. Il messaggio era chiarissimo: al talento non va messo un tetto. Soprattutto non un tetto che ti autoinfliggi.
10 motivi di leadership femminile
In un percorso professionale fatto di capi CEO soprattutto uomini, mi sono resa conto che – almeno nel mio caso – le CEO donne hanno portato un’energia differente. Ecco i miei 10 motivi per cui preferisco lavorare con una donna al vertice:
- Challenge directly & caring personally: ti dicono cosa non funziona senza troppi filtri, ma sanno anche ascoltarti.
- Focus sul risultato: meno politica interna, più sostanza e obiettivi chiari.
- Empatia concreta: il colloquio con la prof di tuo figlio non è un problema: anche lei si è staccata da un CDA per i suoi.
- Abbattimento dei formalismi: niente rigidità a tutti i costi. Se serve la tuta in un viaggio aereo di 13 ore, va bene la tuta.
- Rispetto dei tempi di vita: nessuno ti piazza una riunione alle 19 perché anche LEI deve preparare la cena.
- Riconoscimento + Confini: ti dicono “Bravo/a, ora basta: chiudi tutto e vai da tuo figlio”.
- Determinazione: per un uomo un suo pari determinato ha le palle, una donna è aggressiva.
- Empatia come forza: per un uomo “è roba da psicologi”. Una CEO donna sa che è un superpotere aziendale.
- Parità (anche nel tifo): calcio? Una CEO donna può parlarne come (o meglio di) un collega uomo (e io continuo a non capirci niente)
- Il coraggio del cambiamento: un CEO uomo lo promette, una CEO donna lo realizza fino in fondo.
Perché fa la differenza
Questa lista, evidentemente, non è esaustiva e non significa che le donne siano sempre così o gli uomini mai. Ma da queste esperienze ho imparato che la leadership femminile può aprire spazi nuovi di autenticità e crescita professionale, superando tabù che frenano le performance e minano il benessere. E, diciamocelo, quando qualcuno crede in te più di quanto tu creda in te stessa, capisci che quello è il posto giusto in cui stare.
Un ultima riflessione…
Se mi guardo indietro, nei periodi in cui lavoravo con una CEO donna non ho mai pensato di aggiornare il mio CV per guardarmi intorno. Sarà un caso, ma ho sempre sentito di poter dare il massimo e di avere il massimo supporto.
A Bettina e Laura, con stima
Tatiana
E voi, che ne pensate? Avete avuto esperienze simili o diverse? Condividetele, perché è da questi racconti che si alimentano i cambiamenti più grandi, un CEO alla volta (anzi, una CEO alla volta).