Se oggi come oggi dovessi scegliere per la copertura di un ruolo tra la persona con più conoscenza al mondo e quella con più curiosità, credo proprio che sceglierei la seconda.

In primo luogo perché la persona che ha o crede di avere i massimi livelli di competenza oggi, domani è già obsoleta, visto anche nell’articolo precedente sul “constant learner”, e in seconda battuta perché ogni cosa al mondo che è stata scoperta e poi realizzata è frutto della curiosità.
Anche ogni successo personale, ogni step di carriera verso una posizione più importante, nasce dalla curiosità per aspetti e situazioni che vanno oltre al proprio ruolo. Chi pensa di fare carriera senza avere la ben che minima curiosità o di ottenere qualcosa di più senza intraprendere con curiosità nuove strade o cercare con curiosità nuove informazioni e infine provare con curiosità nuove soluzioni, ha perso il treno in partenza, anzi, non lo vede proprio passare! Se ho voglia di fare carriera, verticale, orizzontale, cambiare azienda o mettermi in proprio devo avere necessariamente la curiosità per competenze, processi e storie che sono al di fuori del mio ruolo.
La curiosità sprona all’azione, la conoscenza la uccide.
Se Ellon Musk non fosse stato curioso e avesse basato Tesla o Pay Pal o SpaceX su quello che conosceva non avrebbe mai intrapreso la strada della ricerca, dell’esplorazione, delle prove, dei fallimenti. Se non fosse stato curioso non si sarebbe mai messo a leggere libri che spaziavano dalla religione, all’ingegneria, dalla scienza alla filosofia, è andato oltre. È la sua curiosità che lo ha portato ad esplorare e a collegare i famosi puntini (connecting the dots). Se l’innovazione fosse guidata dalla conoscenza, le startup sarebbero fondate principalmente da consolidati vecchi intellettuali, mentre è risaputo che sono proprio gli accademici quelli generalmente più avversi al rischio: infatti, hanno troppo conoscenza, o forse credono di averne troppa.
Curiosità è intelligenza umana non umanoide
Quante cose ci perdiamo ogni giorno perché non siamo abbastanza curiosi da approfondirle? Il termine intelligenza deriva appunto da intus legere che significa leggere dentro le cose, approfondire. Un umanoide non può leggere dentro le cose, potrà analizzarle fino al minimo dettaglio, potrà mettere insieme una marea di Big Data ma…. analizzerà pur sempre tutti i dati e le conoscenze che un uomo gli avrà messo a disposizione. Leggere davvero dentro alle cose, interpretarle, dar loro un significato profondo, vederne l’essenza, saperne cogliere il “succo”, arrivare alla coscienza. Tutto questo può farlo solo un umano, non un umanoide, anche con l’intelligenza artificiale più sofisticata. La curiosità stimola il pensiero laterale. I curiosi pensano lateralmente, gli accademici verticalmente. Un umanoide non sarà mai in grado di usare il pensiero laterale. Le possibili soluzioni saranno sempre generate magari da diversi ragionamenti, ma sempre verticali proprio perché il coding stesso, che sta alla base della programmazione informativa, si basa su una logica conseguenza di causa-effetto ovvero di pensiero computazionale ed il pensiero computazionale è verticale.
La conoscenza ha valore ed è il nuovo denaro ma la curiosità è senza prezzo
Di certo non parlo di quella che viene definita curiosità femminile (che poi a mio avviso è un mito da sfatare perché quel tipo di curiosità, e diciamocelo finalmente … ce l’hanno anche gli uomini solo che sono più scaltri a non farla vedere), quella lasciamola alla macchinetta del caffè, non confondiamo il pettegolezzo con la curiosità intesa come competenza del Digital Mindset. Anzi, se convertissimo quel tipo di curiosità “inutile” in curiosità “utile” penso che potremmo davvero innescare uno speed non indifferente sulla Digital Transformation in ogni singola azienda. Fattibile? Credo di sì…. basta un pochino di intelligenza emotiva e sano ottimismo e…. facendo domande ma quelle giuste!
Un gioco “curiosamente utile”
Senza dubbio vi sono persone che nascono più curiose ed altre meno ma la curiosità si può anche allenare, come una competenza proprio perché è una competenza.
Come? Sempre e in ogni occasione. Ad esempio mi capita di pensare quanto fatturato potrà fare quel determinato bar mentre sto seduta a mangiarmi il mio toast, il valore di uno scontrino medio? quante persone ci passeranno? in un’ora e in un giorno? in un mese? che costi fissi potrà avere questo bar, l’affitto in centro a Milano quanto costa al mese? 20.000€? E questo hotel, che mi vende una camera a 81€ a notte? se non occupa tutte le stanze che costi ha? recupera in tempo di fiere? In un’ora il portiere quante mance potrà ricevere? e al giorno? se porta le valigie sono di più, e se sorride? Ad un certo punto diventa quasi una ossessione farsi tutte queste domande.
Non servono a nulla? Allenano la tua curiosità, quella “utile” perché portano a collegare i puntini e magari a scoprire quando e come un investimento in un locale a quali condizioni in quale contesto micro e macroeconomico potrà essere stato un buon investimento o cosa sia necessario affinché un determinato prodotto soddisfi un bisogno o sia in grado di dare quello che verrà percepito come un buon servizio. È un gioco che definirei “curiosamente utile”.
Le persone curiose apprendono in fretta
Questo è un altro vantaggio tangibile. Ho assunto persone competenti e persone curiose, quelle curiose hanno sempre superato quelle competenti, in più devo dire che era certamente più divertente lavorare in team con persone curiose piuttosto che con quelle sapienti e non solo, mi hanno resa migliore, perché mi facevano domande. Mi hanno fatto riflettere e vedere le cose in modo diverso. Una cosa è poi certa, e nel mio percorso ne ha trovato sempre conferma, non lavorano e basta per quello che vengono pagate, continuano ad esplorare, sempre. Questo è il vero valore aggiunto che portano in azienda e generalmente, se si lascia loro lo spazio per battere le ali, sono contagiose, diventano vere e proprie cellule contaminatrici in azienda.
Le persone curiose sono autoresponsabili
Non passano inosservate perché le persone curiose non aspettano che venga loro detto cosa fare, provano e riprovano. Sanno gestire i propri spazi e la propria autonomia, allargano in continuazione la propria zona di comfort e diventano sempre più influenti.
E quindi? Quanta curiosità stai allenando? Spero tanta, altrimenti inizia a farlo, subito.